Cookie Policy ATTUALITA'. CAMPANIA. L'APPELLO DELL'UCID (APREDA-BRANCACCIO) PER UNA ETICA DELLA SAPIENZA - Tilancio

ATTUALITA’. CAMPANIA. L’APPELLO DELL’UCID (APREDA-BRANCACCIO) PER UNA ETICA DELLA SAPIENZA

ATTUALITA’. CAMPANIA. L’APPELLO DELL’UCID (APREDA-BRANCACCIO) PER UNA ETICA DELLA SAPIENZA

Napoli 5 novembre (Ti Lancio da Napoli) –  2025 Nino Apreda e Stefania Brancaccio a confronto: “L’IA è il Talento del nostro tempo. Serve ‘Algoretica’ e ‘Coscienza’ per evitare il naufragio nell’onniscienza.” L’Intelligenza Artificiale (IA) non è solo una rivoluzione tecnologica, ma la più grande sfida etica e spirituale del nostro tempo. Questo il messaggio corale emerso dalle riflessioni di due figure chiave dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID): Nino Apreda, presidente Ucid Campania, e Stefania Brancaccio, segretario nazionale Ucid in un dialogo ideale tra impresa, fede e innovazione.

Entrambi convergono su un punto cruciale: affinché l’uomo rimanga al centro del progresso, è indispensabile che l’intelligenza si inchini alla sapienza. Nino Apreda ha messo in luce l’urgenza di definire un nuovo codice di valori per orientare lo sviluppo dell’IA.

“Non basta regolare i comportamenti esterni; occorre definire un linguaggio etico condiviso, un codice di valori che possa essere tradotto anche in termini comprensibili alle macchine,” ha sottolineato Apreda.

Questo concetto si traduce in “Algoretica”, l’etica degli algoritmi, che deve rendere l’IA non solo “intelligente” ed efficiente, ma anche “giusta” e orientata al bene comune. Apreda ha messo in guardia contro i rischi della sua espansione. L’IA riflette e amplifica i valori di chi la programma, rischiando di concentrare il potere comunicativo e cognitivo nelle mani di pochi. “L’IA può determinare cosa vediamo, cosa leggiamo e persino come pensiamo,” ha avvertito Apreda.
L’IA opera per calcoli e correlazioni, non possiede coscienza né empatia. “Questo comporta il rischio di una società sempre più efficiente, ma sempre meno umana,” ha concluso.
La soluzione, per Apreda, non è frenare la tecnica, ma riscoprire la centralità delle relazioni autentiche, fondate su sentimenti veri e solidarietà.

Riprendendo questo appello alla coscienza, Stefania Brancaccio ha fornito una profonda riflessione d’impresa e di fede, leggendo le sfide dell’IA attraverso lo sguardo del Vangelo.

Secondo Brancaccio, l’Intelligenza Artificiale è il talento affidato ai servi. Il rischio non è nella macchina, ma nel cuore di chi la utilizza: “È su questa differenza [l’uso del talento] che si gioca il futuro del lavoro e della dignità umana.”

Brancaccio ha utilizzato altre due parabole per inquadrare il dibattito. L’uomo sogna di toccare il cielo con gli algoritmi, ma rischia di perdere la capacità di comunicare in profondità. “Nella rincorsa all’onniscienza digitale rischiamo di perdere la pluralità dei volti e la lentezza del dialogo,” ha affermato. L’AI, se non guidata, rischia di diventare una nuova idolatria dell’uniforme.

L’IA sparge dati e possibilità ovunque, ma “il terreno siamo noi”. La vera rivoluzione non avverrà nei laboratori, ma nell’anima: dipenderà da quanto sapremo coltivare la coscienza e il senso del limite. L’Intelligenza Artificiale moltiplica l’intelligenza, ma non può scegliere il bene. Brancaccio ha concluso definendo il ruolo cruciale dell’imprenditore cristiano come “artigiano del discernimento”.

“L’intelligenza costruisce, la sapienza orienta. Una macchina può imitare la mente, ma non può imitare la coscienza. Può calcolare tutto, ma non può scegliere il bene.”

Per l’UCID, la grande sfida del nostro tempo non è capire “quanto la macchina può fare al posto nostro, ma quanto noi vogliamo ancora fare per amore.” L’innovazione va benedetta se genera giustizia, ma corretta se genera disuguaglianza, perché la vera modernità è trasformare la potenza telligenza in strumento di fraternità.

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