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ER. ADRIATICA ACQUE EROGA ACQUA IN AS A SERVICE, ANCHE L’ACQUA DIVENTA SERVIZIO

ER. ADRIATICA ACQUE EROGA ACQUA IN AS A SERVICE, ANCHE L’ACQUA DIVENTA SERVIZIO

(Ti Lancio dall’Emilia Romagna) Savignano sul Rubicone (FC) 28 maggio 2024 – L’acqua potabile e da bere che diventa un prodotto as a service, nuovo modello di business per Adriatica Acque.

Case dell’Acqua sempre più diffuse in Italia grazie all’intuizione e al costante affinamento della proposta di Adriatica Acque, azienda romagnola, con il suo core business nell’acqua da bere.

A guidare la società, Alberto Sebastiani, che ha fatto della valorizzazione e ottimizzazione dell’acqua da acquedotto un obiettivo d’impresa fondamentale. 

In un concetto di as a service, ovvero del pagamento del servizio, con il prodotto, per così dire offerto. In un mondo che sta applicando ovunque questo tipo di modello di business, dal produttore al consumatore. Anche ed inoltre in una ottica BtoB. 

Cambia il mondo della erogazione dell’acqua, che diventa un prodotto condiviso attraverso un servizio, che è quello offerto dagli erogatori di Adriatica Acque. Un modello di utilizzo del servizio che, per buona norma, proviene dagli Stati Uniti dove, gran parte dei servizi primari (compreso internet) sono su abbonamento, senza possedere il bene che eroga il servizio. In questo caso: non serve più possedere la bottiglia dell’acqua di plastica per bere acqua di qualità.

Antesignana Adriatica Acque su questo nuovo business model, tutto italiano, sul core business: acqua potabile, da bere.

Adriatica Acque promette una rivoluzione: ‘L’acqua è un bene primario e la sua erogazione devi divenire servizio primario ed essenziale, questa è la filosofia che ci muove’. 

Culla di questa rivoluzione nella fruizione delle risorse blu è stata sin da subito l’Emilia Romagna, dove attualmente sono attive 185 case dell’acqua ad opera della azienda ‘blu’. Di queste, 21 sono concentrate nella provincia di Bologna, mentre le altre sono diffuse in diverse aree della regione – soprattutto in Romagna grazie alla collaborazione con i principali attori del ciclo idrico integrato.

«I cantieri attualmente aperti in Italia per la realizzazione di ulteriori case dell’acqua sono una cinquantina – aggiorna Sebastiani – e portano le installazioni complessive del Gruppo a oltre 300 su tutto il territorio nazionale». 

Il progetto case dell’Acqua parte da una precisa convinzione: «L’acqua di rete è buona e sicura, soggetta a numerosi e continui controlli – sottolinea Sebastiani -. Tuttavia, la disinfezione a cui deve essere sottoposta, per garantire la qualità microbiologica,  può alterare le caratteristiche organolettiche – odore e sapore – e inoltre l’acqua percorre spesso chilometri di tubazioni e questo può far sì che l’acqua di rete anche se rispetta pienamente i parametri di potabilità possa risultare sgradevole al gusto e all’olfatto. I nostri impianti – prosegue Sebastiani– consentono di ovviare proprio a questo, permettendo di affinare e valorizzare l’acqua, refrigerandola e magari addizionandola di anidride carbonica». 

In definitiva, «trattare e filtrare l’acqua», come avviene nella Casa dell’Acqua, non significa certo potabilizzare l’acqua, «ma migliorarla per renderla gradevole», sintetizza, e ricorda come questo processo operi a favore della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. 

L’acqua come prodotto inserito in una conditio as a service, ovvero, l’ente pubblico o privato, offre l’acqua, pagando il solo servizio di erogazione. Un nuovo modello di business in cui tutti vincono, basato sull’erogazione e al distribuzione di acqua da bere di qualità. Un modello italiano nuovo che il colosso dell’acqua di Verona sta portando avanti da tempi precursori di concetto e prestazioni. 

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