(Ti Lancio dall’Emilia Romagna) Comacchio (FE) 12 aprile 2023 – C’è chi l’ha battezzata: “Lucrezia” o più semplicemente ostrica di Goro. E’ il frutto di un lungo studio iniziato nel 2019 con lo scopo di riportare l’ostrica piatta autoctona del Mediterraneo nella sacca di Goro dove esiste un’acquacoltura all’avanguardia. L’idea ha iniziato a svilupparsi nel 2020 e il progetto della società Naturedulis, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, e realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie (Docpas) dell’Università di Ferrara ha portato alla reintroduzione della Ostrea Edulis (nome scientifico) nelle acque italiche. Lo studio è stato sostenuto con 85 mila euro attraverso il progetto Flag Costa nell’ambito del Fondo europeo per la pesca (Feamp), e ha permesso di ottenere due nuove varietà di ostriche: la Golden e la Black, che stanno ottenendo un grandissimo successo e molto interesse da parte dei consumatori.
Le ostriche di Goro hanno la caratteristica di avere un sapore più dolce e sono le uniche completamente italiane perché utilizza il seme prodotto localmente e non importato dalla Francia che ha i grandi allevamenti nell’oceano. Le ostriche oltre ad avere le caratteristiche di contenere acidi grassi insaturi omega-3 che fanno bene per chi ha problemi cardiovascolari o metabolici fanno bene anche all’ambiente perché avendo il guscio calcareo assorbono anidride carbonica dal mare e riducono l’impatto delle emissioni climalteranti. Oltre a questo fanno bene anche alla bilancia commerciale italiana perché il nostro paese consuma ogni anno 10 mila tonnellate di ostriche, quasi tutte importate. Oggi si sta verificando una piccola inversione che potrebbe portare l’Emilia Romagna a diventare un luogo di produzione di questo importante mollusco.
(PARU)
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