(Ti Lancio dal Friuli Venezia Giulia) Udine 4 novembre 2025 – Dalle aule di tribunale, dove ogni giorno si misurano le fragilità umane e si consumano silenziosamente le tragedie della convivenza civile, arriva la voce di chi, per mestiere, conosce da vicino i meccanismi del conflitto.
Gli avvocati Luca Ponti e Luca De Pauli, noti professionisti udinesi e autori di numerosi saggi non solo giuridici, osservano con inquietudine la deriva del nostro tempo: una società sempre più ostaggio dell’aggressività, in cui il dialogo sembra aver ceduto il passo alla sopraffazione.
“Vedo e sento, nel mio lavoro, uno stato dell’essere umano che non può non preoccupare,” afferma Ponti. “La diffidenza è diventata la norma. Ognuno guarda l’altro come a un potenziale nemico, e non più come a un interlocutore.”
Dalla strada ai social network, dalle riunioni di condominio ai rapporti familiari, ogni divergenza diventa terreno di scontro. Questa aggressività diffusa, secondo Ponti, è il sintomo di un malessere più profondo: la perdita di un senso comune del limite.
L’individuo contemporaneo, disancorato da riferimenti etici condivisi, si sente legittimato a “vincere” ad ogni costo, persino quando non c’è nulla da conquistare. “È la vittoria sul prossimo a essere diventata la misura del successo,” osserva l’avvocato De Pauli. “Ma a forza di voler prevalere, abbiamo dimenticato che la convivenza si regge su equilibri delicati, non su trionfi individuali.”
Chi esercita il diritto conosce bene quanto i conflitti privati riflettano le tensioni collettive. “Ogni causa civile è lo specchio di una società che ha smesso di parlarsi,” spiega De Pauli. “La legge interviene dove il dialogo è già fallito. Ma non possiamo affidarci solo ai codici: la norma regola, non redime. La civiltà non nasce dalla legge, ma dall’etica, dal riconoscimento reciproco.”
Con queste parole, De Pauli non si limita a denunciare: propone una responsabilità condivisa, un invito al recupero di ciò che lui definisce “la misura umana del confronto”.
“Da avvocato potrei dire che il conflitto è il mio pane quotidiano,” sorride amaramente. “Ma da uomo mi auguro che non diventi il pane di tutti. Dobbiamo tornare al buon senso, all’empatia, al rispetto. Non per idealismo, ma per necessità.”
Ponti chiude con un’immagine semplice ma potente: “Siamo tutti sulla stessa barca. Continuare a colpirci a vicenda, mentre affrontiamo tempeste economiche, sociali e culturali, significa solo accelerare il naufragio.”
Il monito dei due legali, più che un richiamo morale, suona come una diagnosi: la società del litigio è una società che si consuma da sola. E forse il primo passo per salvarla è tornare a considerare il dialogo non un gesto di debolezza, ma un atto di forza.
(Dispaccio di Ti Lancio della redazione di Trieste)
ATTUALITA’. FVG. UDINE, IL MONITO DEI LEGALI: “OGNUNO VEDE L’ALTRO COME NEMICO. DOBBIAMO TORNARE ALL’EMPATIA O AFFONDEREMO TUTTI INSIEME”


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